È notizia di poche ore fa che la Consulta regionale della pesca delle Marche ha deciso di riaprire da domani 10 luglio la raccolta del mosciolo selvatico di Portonovo: ma ai soli professionisti, vietando invece quella di privati cittadini.
Si sollevano quindi ancora una volta interrogativi critici sulla reale volontà di tutelare una risorsa ittica tanto preziosa quanto fragile.
E la scelta sembra guidata più da pressioni di parte che da una valutazione scientifica ed ecologica.La differenziazione tra pesca professionale e amatoriale viene poi presentata come garanzia di sostenibilità. Tuttavia, tale distinzione non affronta il cuore del problema: la capacità riproduttiva del mosciolo e la salute dell’ecosistema marino del Conero.Il fatto che i professionisti si dichiarino “primi a sapere quando fermarsi” suona come un’autoreferenzialità rischiosa. La gestione di una risorsa in declino non può basarsi su autodichiarazioni di responsabilità, specie quando i pescatori hanno un interesse diretto, e affidare il controllo agli stessi attori economici coinvolti nel suo sfruttamento lascia come minimo perplessi.
La pesca è stata sospesa qualche settimana fa: cosa è cambiato da allora? Nulla.
Anche la scelta della Regione di ignorare le richieste di fermo avanzate dal Sindaco di Ancona, da esperti dell’Università Politecnica delle Marche e da varie voci cittadine appare sintomatica.
La pesca non doveva essere riaperta: fermiamola, prima che sia troppo tardi.