giovedì 10 luglio 2025

Il Mosciolo selvatico di Portonovo e la storia infinita

 È notizia di poche ore fa che la Consulta regionale della pesca delle Marche ha deciso di riaprire da domani 10 luglio la raccolta del mosciolo selvatico di Portonovo: ma ai soli professionisti, vietando invece quella di privati cittadini. 

Si sollevano quindi ancora una volta interrogativi critici sulla reale volontà di tutelare una risorsa ittica tanto preziosa quanto fragile.

E la scelta sembra guidata più da pressioni di parte che da una valutazione scientifica ed ecologica.

La differenziazione tra pesca professionale e amatoriale viene poi presentata come garanzia di sostenibilità. Tuttavia, tale distinzione non affronta il cuore del problema: la capacità riproduttiva del mosciolo e la salute dell’ecosistema marino del Conero.

Il fatto che i professionisti si dichiarino “primi a sapere quando fermarsi” suona come un’autoreferenzialità rischiosa. La gestione di una risorsa in declino non può basarsi su autodichiarazioni di responsabilità, specie quando i pescatori hanno un interesse diretto, e affidare il controllo agli stessi attori economici coinvolti nel suo sfruttamento lascia come minimo perplessi. 

Come possono garantire oggettività?

La pesca è stata sospesa qualche settimana fa: cosa è cambiato da allora? Nulla.
Anche la scelta della Regione di ignorare le richieste di fermo avanzate dal Sindaco di Ancona, da esperti dell’Università Politecnica delle Marche e da varie voci cittadine appare sintomatica. 

Era stato proposto di compensare i pescatori con ristori ministeriali per il periodo di sospensione, quindi una alternativa esisteva. Optare invece per la riapertura suggerisce una preferenza per gli interessi di breve termine del settore ittico, sacrificando la prospettiva di conservazione a lungo termine.

La pesca non doveva essere riaperta: fermiamola, prima che sia troppo tardi.

(Donatella Baglioni)

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