giovedì 26 gennaio 2017

Dal 10 Febbraio su Netflix Grillo VS Grillo


Da una parte c’è il comico e dall’altra c’è il politico. Da una parte l’indifeso sfottitore, difensore di italiche libertà e umorista d’annata; dall’altra, il fondatore del Movimento 5 Stelle, il papà della rivoluzione dal basso, l’Io tonante del sacro blog. In mezzo un palco. Anzi, meglio: uno spettacolo. Si intitola Grillo vs Grillo e il protagonista è lui, l’instancabile Beppe, che dopo i teatri, la Rete e i palazzi del potere, si prepara ad arrivare anche su Netflix.  

La voce circola da un mese, ma chissà perché è passata praticamente in sordina: anche nelle ultime interviste rilasciate da Ted Sarandos, responsabile dei contenuti di Netflix, non se ne fa parola; solo un accenno, ogni tanto, allo show di «un comico italiano conosciuto in tutto il mondo» e nient’altro. 

Oggi, insieme alla locandina (che potete vedere qui, su queste pagine), c’è anche la data: 10 febbraio, la «release», come si dice per questi canali in streaming, tra meno di un mese. Lo spettacolo lo conosciamo: è lo stesso che Grillo, l’anno scorso, ha portato in giro per tutta l’Italia («Una volta – scherzava per i mancati tutto-esaurito – qui riempivo i palasport»). La replica che sarà disponibile in streaming è quella del Teatro Politeama di Genova, città natale del comico. Il copione è lo stesso: il paradosso di chi, anima satirica, si ritrova a capo di un partito - pardon, di un movimento – politico.  

Senza dare giudizi sul contenuto, è comunque una buona notizia: Grillo vs Grillo, infatti, è il primo show italiano di stand-up comedy (o presunta tale) diffuso da Netflix. E chissà: dovesse andare bene, potrebbe non essere l’unico.

(La Stampa)

lunedì 23 gennaio 2017

Alessandro Di Battista (M5S) L'Italia una Repubblica fondata sulla precarietà

Nel 2016 sono stati venduti in Italia 134 milioni di voucher. I voucher sono i buoni-lavoro da 10 euro che stanno trasformando una Repubblica fondata - in teoria - sul lavoro nella Repubblica della precarietà. I poveri aumentano ogni giorni, qui da noi e nel mondo intero. In Italia, dati relativi al 2016, i primi 7 miliardari detengono una ricchezza superiore a quella del 30% più povero del Paese. Nel mondo 8 uomini, da soli, vantano quasi 430 miliardi di dollari di patrimonio personale, la stessa ricchezza in mano alla metà più povera del pianeta: 3,6 miliardi di persone. Queste sono le conseguenze del libero mercato che libero non è mai, della globalizzazione senza regole e del nuovo nemico: il capitalismo finanziario. Ogni giorno ascoltiamo storie drammatiche, i licenziamenti in Almaviva, decine di migliaia di giovani che fuggono, pensionati che campano con 440 euro al mese. Tra l'altro si assiste ad un fenomeno nuovo: i poveri che lavorano! Un tempo i poveri erano soprattutto i disoccupati, oggi, secondo un rapporto della Caritas, i “nuovi poveri” sono i giovani lavoratori. Ragazzi e ragazze che hanno studiato, che hanno faticato per trovare un lavoro, che escono di casa presto e tornano tardi e che rinunciano a una pizza con gli amici perché non possono permettersela. Non c'è altra soluzione al di fuori del reddito di cittadinanza! Vi prego, non collegatelo all'assistenzialismo, non è così. Si tratta di un diritto, perché molti lavori spariranno da qui a 10 anni e molti studenti si stanno preparando a lavori che, una volta laureati, forse non ci saranno più. E' il reddito che ti permette di stare dentro o ai margini di una società ed è il reddito di cittadinanza lo strumento per non dover cedere di fronte ai ricatti di datori di lavoro senza scrupoli. Io sto pensando ad ogni idea possibile e immaginabile per far passare questo tema, vi proporrò iniziative di vario tipo. Anche qualcosa mai fatto prima. Per stare insieme (ne abbiamo tutti un gran bisogno), per “alzarsi dal divano” e per portare avanti una battaglia di civiltà. A riveder le stelle!

sabato 21 gennaio 2017

Attentato in Libia: Minniti ritiri diplomatici


Un'autobomba è esplosa di fronte al ministero della Pianificazione a Tripoli, in una zona della capitale libica vicina all'ambasciata italiana.
Dal giorno dell'annuncio della sua riapertura noi del M5S chiediamo a Minniti di tornare sui suoi passi perché si sta giocando con la vita del corpo diplomatico e dei carabinieri in loco dando, inoltre, un segnale politico drammaticamente sbagliato.
In Libia, infatti, nessuno riconosce l'autorità di Al-Serraj dato che il paese è controllato per l'80% dal duo Haftar/Ghwell (pozzi di petrolio inclusi).
In poche parole, veniamo percepiti come coloro che sostengono l'invasore.
 Gentiloni ritiri subito la delegazione diplomatica e faccia di tutto per allargare il confronto a tutti gli attori libici sotto la guida del Presidente Al-Thani prima che scorra sangue italiano sotto la sua responsabilità.
Sarebbe intollerabile.


(Manlio Di Stefano M5S Camera)