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venerdì 7 novembre 2014
Arriva in Parlamento la questione dell’area ex Montedison di Falconara grazie a Donatella Agostinelli M5S
Interrogazione sito Ex Montedison, Falconara.
Lacune nell'iter della bonifica, da anni si aspettano risposte .
Presentata interrogazione al Ministro dell’Ambiente, al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, al Ministro della Salute, nonché al Ministro dello Sviluppo Economico, per avere delucidazioni con riguardo al sito della ex Montedison di Falconara che, secondo recenti fonti stampa, sarebbe interessato da un progetto per la realizzazione di un parco turistico commerciale che comprenderebbe i lavori di messa in sicurezza e bonifica del sito. L’area della ex Montedison fa parte del SIN di Falconara; si tratta infatti di un sito altamente inquinato con grave rischio per la salute dei cittadini e l’ambiente. Con riguardo ai SIN l’art 252 del Testo Unico Ambiente attribuisce al Ministero dell’ambiente sia la titolarità del procedimento di bonifica che i poteri sostitutivi per il caso di inerzia nell’esecuzione di tali interventi da parte del responsabile dell’inquinamento o da parte del proprietario del sito contaminato. Il SIN di Falconara è stato istituito con Legge 179/2002 e successivamente perimetrato con DM 26/02/2003. Attualmente i proprietari dell’area ex Montedison sono tre.
Nel 2001 la procura della Repubblica di Ancona ha disposto il sequestro del sito ed ha disposto una perizia. Nella relazione del consulente della Procura si legge che “l’intera area abbisogna di un intervento di bonifica e/o di messa in sicurezza in conformità al D.M. 471/99”; il costo dell’intervento è stato stimato in 70 milioni di euro.
Anche le indagini di caratterizzazione parziali condotte dalle aziende proprietarie del sito hanno riportato la presenza di metalli pesanti cancerogeni, per valori in alcuni casi superiori di quasi seicento volte rispetto ai limiti di legge, sia nei terreni che nelle falde.
Eppure, nonostante gli allarmanti esiti di tali indagini, l’iter procedurale per la bonifica ha subito un arresto: finora è mancata la trasmissione dell’analisi di rischio sito specifica che i proprietari dei siti inquinati sono tenuti a fornire, ai sensi dell’art 242 comma 4 TUA, entro 6 mesi dalla approvazione del piano di caratterizzazione (approvazione avvenuta fin dal gennaio 2005).
In seguito alla perdurante inerzia delle aziende proprietarie, il Ministero dell’Ambiente, con una lettera del 10 luglio 2010, ha quindi messo formalmente in mora i proprietari dell’area.
Da allora, nonostante l’inerzia dei proprietari sia continuata, il Ministero dell’Ambiente non ha ancora attivato il pur doveroso esercizio dei poteri sostitutivi di cui all’art 252 comma 5 TUA, con conseguente grave nocumento per l’Ambiente e la Salute dei cittadini.
Recentemente si è appreso da fonti stampa che l’area della ex Montedison fa parte di un progetto di recupero che prevede la realizzazione di un Parco integrato turistico Commerciale per un investimento di circa 140 milioni di euro, di cui 5 milioni destinati alla realizzazione degli interventi di bonifica.
Il promotore dell’iniziativa è la società General consulting srl che agirebbe per conto di investitori stranieri, la cui identità non è stata ancora resa nota.
Nel progetto tutte le strutture pre-esistenti saranno mantenute, così da rispettare il vincolo di interesse archeologico che grava sul sito dal 2004.
Alla luce di tutti questi fatti ho quindi chiesto ai Ministri interrogati:
- per quali ragioni, ad oggi, a fronte della perdurante inerzia dei proprietari, anche con riguardo alla omessa trasmissione della analisi rischio specifica, non siano stati ancora attivati da parte del Ministero dell’Ambiente i poteri sostitutivi di cui all’art 252 comma 5 TUA, anche ai fini dell’esercizio dell’azione risarcitoria per danno ambientale
- quali provvedimenti intendano adottare, anche sul piano sanzionatorio, oltre che nei confronti degli attuali proprietari del sito, anche nei confronti dei precedenti proprietari e dei responsabili dell’inquinamento, in specie alla luce del principio comunitario “chi inquina paga”
- se ritengano congrui i 5 milioni di Euro previsti dal progetto della General Consulting per la realizzazione degli interventi di bonifica inclusi nella realizzazione del Parco integrato turistico commerciale e, ciò, soprattutto alla luce della relazione peritale redatta nel 2001, su incarico della Procura di Ancona , che invece stimava i costi di bonifica in 70 milioni di Euro.
(Donatella Agostinelli M5S)
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