martedì 16 settembre 2014
lunedì 15 settembre 2014
Le tecniche d'ispezione per la ricerca di petrolio danneggia l'abitat marino
Lo spiaggiamento recente di Vasto e la morte di 3 dei 7 Capodogli sono probabilmente causati dalle tecniche di ispezione dei fondali marini alla ricerca di idrocarburi.
L’esame necroscopico ha rilevato tracce di gas nel sangue degli animali, meccanismo simile a ciò che accade ai sub colpiti da embolia per riemersioni troppo rapide.
Molti studi dimostrano che le tecniche di ispezione danneggiano gli “abitanti del mare” e a Febbraio lo avevamo detto chiaramente nella nostra interrogazione ai ministri dell’Ambiente e degli Affari Esteri http://goo.gl/gMlnLB con cui chiedevamo garanzie a difesa del nostro patrimonio marino.
Ci sembra inoltre assurdo che il nostro Paese intenda continuare sulla strada dello sfruttamento dei combustibili fossili: il decreto Sblocca Italia prevede infatti che per “valorizzare i non trascurabili giacimenti di idrocarburi presenti sul territorio nazionale” vengano sbloccati investimenti, ipotizzabili in 15 miliardi di euro e vengano semplificate le procedure di rilascio dei titoli minerari. Sarebbe tolto inoltre agli enti locali il potere di veto sulle trivellazioni. Il tutto per sfruttare appena 9,8 milioni di tonnellate di petrolio, sufficienti a risolvere il fabbisogno petrolifero nazionale soltanto per due mesi.
Il recente rapporto annuale della World Meteorological Organization indica che il 2013 è stato l'anno più inquinato degli ultimi trent'anni facendo registrare un nuovo record nella permanenza di anidride carbonica e altri gas effetto serra nell'atmosfera terrestre: il volume di CO2 è stato pari a 396 parti per milione (Ppm). Il secondo gas serra più importante, il metano (meno diffuso, ma molto più potente) ha continuato a crescere ad un ritmo simile a quello degli ultimi cinque anni, raggiungendo una media mondiale di 1.824 parti per miliardo (Ppb). Contemporaneamente a questa situazione dell’atmosfera, si sta verificando un'acidificazione "senza precedenti" degli oceani dovuta alla loro capacità di assorbire la stessa CO2.
Condividiamo le parole del segretario generale del WMO, Michel Jarraud, a proposito del rapporto annuale Greenhouse Gas: “Sappiamo che senza alcun dubbio che il nostro clima sta cambiando, sta diventando sempre più estremo e la causa sono le attività umane, come la combustione di carbone fossile. Le emissioni di CO2 del passato, quelle di oggi e del futuro si accumuleranno e avranno un impatto globale sia sul surriscaldamento che sull'acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili, sta scadendo il tempo".
L'uomo può ancora cambiare le cose perché il mondo ha gli strumenti per mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi Celsius (35,6 gradi Fahrenheit), come stabilito dalle Nazioni Unite nel 2010. Invece che preoccuparsi di twittare, chiediamo a Renzi se alla luce degli studi scientifici, degli obiettivi del “Piano 20-20-20" approvato nel marzo 2007 dai governi europei, della recente denuncia del WMO, non ritenga in totale controtendenza e anacronistica la direzione intrapresa dal governo per lo sfruttamento delle energie fossili e quali misure intenda adottare a difesa del nostro mare e dei suoi abitanti.
(Silvia Benedetti M5S)
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