La procura di Roma ha ascoltato il racconto del superstite Rocco Leone.
Si indaga sull’omicidio colposo
ROMA. Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono morti nel disperato tentativo di fuggire, durante la sparatoria seguita al loro rapimento. E, a quanto emerge dalle indagini, sono stati uccisi dai colpi sparati dai sequestratori. Mentre proseguono tra Italia e Congo le indagini sull'omicidio dell'ambasciatore e del carabiniere, dalle testimonianze raccolte emerge che i due non sono stati uccisi da «fuoco amico».
Nell'ambito delle indagini sono stati sentiti anche la moglie dell'ambasciatore, e altri funzionari del Pam in Italia.
Mentre proseguono le verifiche e le acquisizioni dal tablet dell'ambasciatore. Nel fascicolo della procura di Roma, a carico di ignoti, si indaga per attentato con finalità terroristiche e omicidio colposo. Coordinano le indagini il procuratore Michele Prestipino e i pm Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti.
Gli investigatori lavorano su un doppio binario: da una parte si cerca di arrivare a chi ha ucciso le vittime, dall'altra si cerca di capire se ci siano state falle o negligenze nell'organizzazione della sicurezza. Il fascicolo aperto dalla procura di Roma, e per il momento ancora a carico di ignoti, ipotizza, su questo secondo aspetto il reato di omicidio colposo.
Da una prima ricostruzione, il giorno dell'attacco al convoglio su cui viaggiava l'ambasciatore, si intrecciavano e interagivano i due diversi e dettagliati protocolli di sicurezza di Onu e Pam. Per questo gli inquirenti stanno cercando di ricostruire tutti i passaggi legati alle procedure di sicurezza, insieme ai due organismi internazionali, che assicura chi indaga, si sono mostrati estremamente collaborativi.
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