Interrogazione a risposta scritta 4-02425
presentata da SERENELLA FUCKSIA
mercoledì 2 luglio 2014, seduta n.273
FUCKSIA, PETROCELLI, CAPPELLETTI, SERRA, GAETTI, SIMEONI, VACCIANO, CASTALDI, MONTEVECCHI, BUCCARELLA - Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che:
nel mese di settembre 2006, il sito di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) è stato inserito nell'elenco dei giacimenti in fase avanzata di coltivazione messi a disposizione degli operatori per la loro conversione in siti di stoccaggio di gas naturale (comunicato del 26 settembre 2006 pubblicato nel Bollettino ufficiale idrocarburi e georisorse anno L, n. 10, del Ministero dello sviluppo economico). Il sito è stato selezionato dal Ministero ai sensi del decreto legislativo n. 164 del 2000 (cosiddetto decreto Letta) ed è stato altresì considerato fra i candidabili per la riconversione a stoccaggio, nonostante presenti importanti criticità riscontrabili sia sotto il profilo della sicurezza per le popolazioni residenti, sia sotto il profilo ambientale;dalla suddetta data si sono avvicendate una serie di domande di autorizzazione per la realizzazione di progetti che potrebbero mettere a rischio la sicurezza delle popolazioni residenti ed il patrimonio ambientale della zona, tra cui il progetto presentato nel luglio 2010 alla Regione Marche nell'ambito del procedimento statale di valutazione di impatto ambientale (VIA), ai sensi dell'art. 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, dall'azienda privata GasPlus Storage Srl, appartenente al gruppo Gas Plus SpA, operante nella ricerca, estrazione, trasporto, distribuzione e vendita di gas;
il progetto, consistente nella realizzazione di un impianto di stoccaggio di gas nel sottosuolo di San Benedetto del Tronto, che coinvolge diverse amministrazioni comunali limitrofe, anche dell'Abruzzo, prevedrebbe operazioni di prelevamento del gas dalla rete, pompaggio ad alta pressione nel sottosuolo, ri-estrazione, raffinazione e re-immissione nella stessa rete. A tale scopo, verrebbe utilizzato un insieme di rocce-serbatoio, posto a meno di 3 chilometri di profondità, nel quale iniettare gas durante la stagione estiva ed estrarre gas durante la stagione invernale, in base alle esigenze di mercato, con la realizzazione di una plusvalenza ed acquisizione dei benefici statali previsti dal decreto legislativo n. 130 del 2010. Tale operazione a carattere finanziario dovrebbe essere avviata nell'ipotesi che le caratteristiche tecniche dell'impianto siano compatibili con l'ambiente circostante lato sensu;
la centrale sorgerebbe a circa 250 metri da un quartiere densamente popolato dove sono presenti scuole, asili nido e sarebbe contigua ad un'autostrada, la A14, una delle principali arterie della zona, dove transitano milioni di veicoli all'anno;
considerato che:
a parere degli interroganti il progetto, come presentato, risulta in evidente contrasto con la normativa italiana, in particolare, con l'art. 216 del regio decreto n. 1265 del 1934 e con il decreto legislativo n. 334 del 1999, al cui articolo 14 si stabilisce che in materia di pianificazione territoriale è necessario mantenere dei requisiti minimi di sicurezza, quali l'opportuna e necessaria distanza degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante dalle zone residenziali, dalle vie di comunicazione (autostrade) e dai luoghi frequentati dal pubblico (scuole, impianti sportivi, eccetera). Inoltre la normativa europea, in particolare la direttiva 2012/18/UE, ha confermato quanto sancito dalla normativa italiana;
l'impianto si insedierebbe in un'area a forte rischio di esondazione, vicino, peraltro, ad una discarica a cielo aperto di rifiuti tossici speciali, già posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, nonché adiacente ad un fosso collettore, che sfocia nel mar Adriatico, all'interno di una riserva naturale regionale protetta, con le caratteristiche di SIC (sito di interesse comunitario) e di ZPS (zona di protezione speciale);
le criticità evidenziate sono accompagnate da un ulteriore fattore di rischio determinato dalla situazione geologico-strutturale del sottosuolo, che pone dubbi sulla tenuta del giacimento sotterraneo esausto che verrebbe utilizzato per lo stoccaggio del gas.
Tale problematica è stata evidenziata nel rapporto "Osservazioni in materia di salute pubblica sullo Studio di Impatto Ambientale per la procedura di VIA (valutazione impatto ambientale) del progetto San Benedetto del Tronto" pubblicato il 26 marzo 2012 dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) Marche (Dipartimento di Ancona, Servizio di epidemiologia ambientale) e dall'OEAM (Osservatorio epidemiologico delle Marche). Tale rapporto è stato trasmesso agli uffici della Regione Marche chiamati ad esprimersi sulla valutazione d'impatto ambientale;
l'Arpa Marche nello stesso rapporto, sotto il profilo di tutela dell'ambiente e della salute pubblica pone dei forti dubbi sulla sicurezza dell'impianto, affermando che: "non è possibile effettuare una valutazione completa sui possibili rischi di salute pubblica, mancando anche i dati relativi alla popolazione potenzialmente esposta" e sopratutto lamentando il mancato svolgimento di una valutazione d'impatto sanitario (VIS);
a giudizio degli interroganti le criticità evidenziate dall'ARPA Marche sarebbero sufficienti, secondo il "principio comunitario di precauzione", enunciato all'articolo 301 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (ovvero l'obbligo di adottare misure di prevenzione anche se alcuni rapporti di causa ed effetto non sono provati scientificamente in maniera completa), a non autorizzare la realizzazione dell'impianto;
considerato inoltre che, a parere degli interroganti:
la centrale di stoccaggio con i suoi tralicci di perforazione e la sua candela di bruciatura dei gas non metanici determinerebbe effetti dannosi per il turismo, uno dei principali settori produttivi su cui si basa l'economia della località di San Benedetto del Tronto, peraltro, collocata tra le prime città della costa adriatica come numero di presenze annue;
la localizzazione di questa centrale non gioverebbe alla qualità dell'aria del territorio, già valutato tra i siti più inquinati delle Marche, tanto da rientrare nel "piano di risanamento e mantenimento della qualità dell'aria" della Regione. La stessa ARPA Marche, a tal proposito, nel rapporto ha evidenziato che "la situazione ambientale, soprattutto del territorio di San Benedetto del Tronto, per quanto riguarda l'inquinamento atmosferico e lo stato di salute dei residenti nel Comune, sebbene si possano notare segni di miglioramento, appare abbastanza delicata", auspicando "che nel territorio in esame siano messi in atto solo interventi migliorativi tesi a ridurre la contaminazione dell'aria e rendere più rapido e stabile il progressivo miglioramento delle condizioni di salute dei residenti";
risulta agli interroganti che negli anni 2011 e 2012 si sono susseguiti molte iniziative, molti inviti e diffide indirizzate al Ministero dello sviluppo economico, autorità procedente, da parte di associazioni di cittadini di San Benedetto del Tronto, affinché si interrompesse il procedimento e si considerassero i loro diritti, non coercibili e non contrattabili, in virtù degli articoli 32, 41 e 42 della Costituzione. Tali istanze sono state condivise con delibera del 3 marzo 2014 dallo stesso Comune;
la Regione Marche, tramite diversi atti (verbale di Giunta n. 106 del 28 gennaio 2013 e decisione della Giunta del 28 gennaio 2013), e altri enti territoriali delle Marche e del vicino Abruzzo coinvolti nel progetto (Provincia di Ascoli Piceno, Comune di Monteprandone, Unione dei Comuni città territorio di val Vibrata, eccetera), si sono espressi negativamente con appositi atti istituzionali (delibere, decisioni) alla realizzazione dell'impianto, anticipando il parere negativo all'intesa;
in data 18 marzo 2013, il dirigente della posizione di funzione "Valutazioni ed autorizzazioni ambientali" della Regione Marche, nonostante le osservazioni negative dell'ARPA Marche e dell'OEAM e le istanze della cittadinanza, con decreto, ha rilasciato parere positivo sulla VIA;
in data 1° ottobre 2013 è stato presentato alla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno un esposto firmato da consiglieri comunali, deputati e senatori del Movimento 5 Stelle, in cui vengono indicate le numerose ragioni di ordine tecnico volte a sottolineare la pericolosità dell'impianto e l'inopportunità di un'autorizzazione alla sua realizzazione;
in data 19 giugno 2014, il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare di concerto con quello dei beni e delle attività culturali e del turismo, a parere degli interroganti indifferente alle ripetute istanze dei portatori di interessi collettivi, ha emanato il decreto di VIA, affermando la compatibilità del progetto;
considerato infine che:
l'articolo 26, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, fissa nel termine di 150 giorni la durata massima del procedimento di VIA, prorogabili di ulteriori 60, esclusivamente in caso di accertamenti ed indagini di particolare complessità;
pertanto, il Ministero dell'ambiente, emanando solo il 19 giugno 2014 il decreto, è andato fuori dai tempi massimi indicati al precedente punto,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti indicati;
se, per quanto di propria competenza, abbiano provveduto a promuovere una valutazione dell'impatto sanitario al fine di valutare le conseguenze che la centrale avrebbe nei confronti delle popolazioni residenti in prossimità dell'area di localizzazione dell'impianto;
se, nei limiti delle proprie attribuzioni, non intendano respingere la richiesta di autorizzazione alla realizzazione dell'impianto di stoccaggio del gas, promossa dalla società GasPlus Storage Srl, anche in virtù delle criticità emerse nonché dell'inutile decorrenza dei termini per l'emanazione del provvedimento espresso e motivato della valutazione di impatto ambientale nei termini previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006;
quali iniziative di competenza intendano assumere, anche attivando procedure ispettive, per verificare la correttezza delle fasi del procedimento autorizzativo, al fine di dissipare ogni possibile dubbio circa la responsabilità dei ritardi nonché sull'appropriatezza delle scelte compiute dagli uffici tecnici regionali e ministeriali, in particolare in merito al rilascio di parere positivo alla VIA.