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martedì 10 gennaio 2017

Yahoo cambia nome si chiamerà Altaba


C'era una volta Yahoo!, una delle Internet company più prestigiose al mondo. Se fosse una favola, potrebbe cominciare così. E invece è solo la storia di un impero crollato e del quale non resterà nemmeno il nome. Yahoo!, infatti, molto presto (cioè dopo il closing con Verizon) si chiamerà Altaba. E Marissa Mayer, amministratore delegato che è stata ai vertici dell'azienda negli ultimi anni, si dimetterà dal CDA. Con lei anche il co-fondatore David Filo e altri top manager. La decisione è stata comunicata dall'azienda di Sunnyvale attraverso un documento presentato alla Securities and Exchange Commission statunitense. Il numero dei consiglieri sarà ridotto a cinque (Tor Braham, Eric Brandt, Catherine Friedman, Thomas McInerney e Jeffrey Smith), e la nuova Altaba sarà una sorta di investment company, con partecipazioni pesanti in Alibaba Group Holding e Yahoo! Japan. 

Il resto, cioè i servizi Internet, passeranno a Verizon, colosso delle Tlc che questa estate ha trovato un accordo per l'acquisizione. Prezzo pattuito: 4,8 miliardi di dollari. Quello che è successo dopo l'accordo pare abbia influito notevolmente sulla scelta di dare un taglio netto col passato. Gli attacchi hacker del 2013 e 2014 (resi noti solo in queste settimane) non hanno compromesso solo 1,5 miliardi di account, ma l'intero brand di Yahoo!. Una svolta era necessaria. Il crollo di un colosso Nel 2000, quando WhatsApp e LinkedIn non erano neanche un'idea e Mark Zuckerberg aveva appena 16 anni, Yahoo! viveva i suoi giorni di gloria. Valeva 125 miliardi ed era probabilmente il vero titano del web. Una supremazia che negli anni, a causa di scelte sbagliate e coincidenze, è andata sgretolandosi. Mentre Google cresceva con velocità sorprendete, Yahoo! perdeva pezzi e mercato. Eppure nel 2008, quando i segnali erano già nettamente scoraggianti, da Sunnyvale rispedirono al mittente una mega offerta da 44,6 miliardi di dollari firmata Microsoft
Quando poteva comprare Google C'è una storia nella storia, in casa Yahoo!. E ci riporta al marzo 1998, quando Larry Page e Sergei Brin erano ancora ricercatori a Standford. I due fondatori di Google avevano sviluppato un brevetto di PageRank che rivoluzionava i motori di ricerca. Lo stesso brevetto che negli anni ha fatto la fortuna di Google. In un ristorante di Palo Alto, i due studenti e alcuni manager di Yahoo! parlarono della cessione del brevetto. Page e Brin chiedevano 1 milione di euro. Yahoo! rifiutò senza lasciare margine di trattiva. Gli anni della Mayer Il resto è storia recente. Una storia fatta di investimenti sbagliati e rilanci rivelatisi flop. La lontananza dal mercato delle app ha pesato enormemente. La nuova CEO, Marissa Mayer, è salita in cattedra il 16 luglio del 2012. È una giovane prodigio strappata a suon di dollari a Google. E quella che molti hanno ribattezzato “la cura Mayer” è stata sin da subito una strada fatta di tagli e investimenti. Una delle prime operazioni della giovane Ceo fu l'acquisizione di Tumblr per 1,1 miliardi. Una mossa che portò un po' di ottimismo. Ma durò il tempo di un brindisi. E adesso è solo un vago ricordo.

di Biagio Simonetta 
il Sole 24 ore

venerdì 5 agosto 2016

Internet: legge norma ammazza web




Sei anni di carcere per i cittadini, i blogger e le testate che pubblichino anche una sola informazione in grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la reputazione di qualsiasi soggetto, con confisca del telefono, del computer e rimozione del contenuto obbligatoria. È questa la novità di agosto (in realtà del 27 luglio) della proposta di legge C 3139 (prima firmataria la senatrice Dem Elena Ferrara), che, con l’accordo di tutte le forze politiche, eccetto alcuni parlamentari di opposizione che ne hanno contestato l’applicazione, verrà votato dalla Camera a partire dal 12 settembre prossimo.
La norma che dovrebbe occuparsi di cyberbullismo, quindi teoricamente di tutela del minore, transitando alla Camera, con i relatori Dem Micaela Campana e Paolo Beni è divenuta, con i profondi ritocchi dei relatori e della Commissione riunite Giustizia e Affari sociali, una vera e propria norma ammazza web, che riguarda anche e soprattutto ogni maggiorenne che si affaccia alla rete internet.
E sì, perché diversamente dalla disposizione originaria approvata anche dal Senato, che era incentrata principalmente sulla tutela del minore, il testo uscito il 27 luglio,  è stato completamente stravolto, divenendo una norma repressiva sul web a tutti gli effetti.

Le Commissioni hanno approvato diversi emendamenti tra i quali questo testo: “2-bis. Ai fini della presente legge, con il termine ‘cyberbullismo’ si intende qualunque comportamento o atto, anche non reiterato, rientrante fra quelli indicati al comma 2 e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche.
Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima”.

Nel testo e nelle altre disposizioni scompaiono i riferimenti ai minori al fine di delimitare l’ambito di applicazione della norma. In base a questa questa, qualsiasi attività, anche isolata (e quindi effettuata anche una sola volta), compiuta dai cittadini anche maggiorenni sul web conferisce la possibilità a chiunque (altra innovazione portata dalla Camera) di ordinare la cancellazione di contenuti, salva la possibilità che questa attività venga ordinata dal garante privacy.
E chi non si adegua? Rimozione e oscuramento dei contenuti e sanzione sino a 6 anni di carcere. In pratica le attività di critica suisocial network, attraverso blog o testate telematiche, farà scattare la possibilità di richiedere la rimozione del contenuto, dell’articolo, del messaggio, di qualsiasi cosa insomma sia presente sul web, con la possibilità di far bloccare il contenuto anche rivolgendosi al garante privacy.
Un blog scomodo, una commento troppo colorito sul forum, una conversazione un po’ ardita tra maggiorenni su Whatsapp, qualsiasi pubblicazione di dati a opera di maggiorenni, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata, e che riguardano maggiorenni, ricadranno in quella definizione e saranno oggetto di possibilerimozione.
Da Facebook a Whatsapp ai blog tutto viene inserito nella furia iconoclasta del legislatore pronto a punire le attività peccaminose dei maggiorenni sul web. Con buona pace del cyberbullismo sui minori che è divenuto un elemento del tutto residuale della norma. Un bavaglio in piena regola.
Per essere sicuri che chiunque potesse essere assoggettato asanzione i relatori personalmente hanno pensato bene di far approvare una nuova norma (l’articolo 6 bis della proposta) che prevede per tutti i cittadini la possibilità di essere sanzionati con un reato che prevede il carcere fino a 6 anni, e – si badi bene – la confisca di tutto quanto sarebbe servito per commettere il reato.
A opporsi a questa deriva sono stati solo un drappello di parlamentari del Movimento 5 Stelle, Baroni, Lorefice e Agostinelli, che si sono battuti duramente per il ritorno allo spiritooriginario della norma, ovvero alla tutela attraverso azioni di sostegno e di reazione rapida a beneficio dei minori. Senza però ottenere risultati a quanto pare, dal momento che a partire dal 12 settembre la Camera potrebbe varare definitivamente il testo uscito dalle Commissioni. C’è tempo fino all’8 settembre per emendamenti. Con la speranza che settembre non porti con sé, insieme al fresco, anche la prima norma liberticida per il web del 2016. 
fonte: 
il Fatto Quotidiano di Fulvio Sarzana