martedì 9 settembre 2014

Comunicato sindacale RAI sulla vendita di Raiway

Questo un comunicato emanato dai sindacati Rai snater slc-cgil - uilcom-uil-ugl telecomunicazioni libersind confsal che in pratica condivide le stesse mie preoccupazioni sulla vendita di Raiway. Giorno per giorno saremo meno soli sulla questione. Chi andava raccontando in giro con aria supponente che l'opposizione alla vendita era solo la mia oggi può iniziare a ricredersi.
(Roberto Fico M5S)

"Sindacati Rai: Inaccettabile ennesima svendita di un bene pubblico alle banche.
Avevamo visto giusto a temere per il futuro della società controllata Rai, Rai Way, che detiene il possesso della rete trasmittente.Un articolo del Corriere della Sera, esplicita che il board, presieduto da Anna Maria Tarantola, ha deciso la vendita del 49% dell’azienda, la quale sarà collocata in borsa da un consorzio composto da Mediobanca, Credit Suisse, Banca Imi, Bnp Paribas e Citi.Si aggiunge che, forse, il 20% dell’offerta sarà riservata al pubblico.Questo implica che il controllo della più grande rete trasmittente televisiva, struttura molto delicata anche sotto il profilo democratico e della sicurezza nazionale sarà nelle mani delle “solite” banche e dei poteri forti.A questo punto, con la sottrazione dei 150 milioni alla Rai determinato dalla applicazione di quanto previsto dalla legge n. 89 del 2014, si sta realizzando la vendita sotto costo della struttura trasmittente, costata all’azienda (e quindi anche ai cittadini che pagano il canone) per il passaggio al Digitale Terrestre 450 milioni di euro negli ultimi tre anni.Alla fine di luglio, Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind hanno avviato, proprio su tale questione, le procedure di sciopero in attesa di avere un tavolo di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Vista la gravità della situazione ci attendiamo che si apra, prima dell’operazione, un confronto con le parti sociali ed i soggetti interessati per evitare l’ennesima catastrofe. Per sollecitare l’apertura del confronto si svolgerà un presidio sotto il Ministero dello Sviluppo Economico.Nei prossimi giorni i sindacati decideranno quali ulteriori iniziative di protesta mettere in campo.
Le Segreterie Nazionali di
snater slc-cgil - uilcom-uil-ugl telecomunicazioni libersind confsal"

Serenella Fucksia (M5S) Gioco delle Tre Carte per Banca Marche


NESSUNO METTE I SOLDI, MA ALLA FINE QUALCUNO CI GUADAGNA

Su Banca Marche come M5S siamo già intervenuti, in particolare il maggio scorso, confrontandoci direttamente in un tavolo con gli attori in causa ed in particolare con le fondazioni. Abbiamo portato la questione in parlamento, ma ad oggi non è stata ancora data risposta alla mia interrogazione 4/02265 del 29 maggio.
Nei giorni scorsi sono apparsi sulla stampa, sia locale che nazionale, articoli che preannunciavano l’imminente piano di salvataggio di Banca delle Marche e si è parlato di FONSPA come del “cavaliere bianco” che dovrebbe salvare la banca e riportarla ai vecchi splendori. 
Ma si può parlare di vero salvataggio?
Ciò che non è emerso chiaramente, ma che da una lettura appena più approfondita appare evidente, è che questo “salvataggio” di Banca delle Marche viene fatto solo sulla “carta”, senza cioè che nessuno tiri fuori un euro “vero”. 
Quindi non si tratta di un salvataggio, ma del rinvio del problema a data da destinarsi!
Non crediamo infatti che FONSPA (ex Credito Fondiario oggi controllato da Tages Groups), il presunto cavaliere bianco, possa mettere il “cash”, semplicemente perché non ha i soldi per farlo.
TAGES CAPITAL (la capogruppo) fornisce sul proprio sito internet (www.tagesgroup.com/, vedi immagine) dati che non hanno bisogno di commenti.
FONSPA è entrata a far parte del Gruppo Tages a partire dal 31 ottobre 2013 e si occupa di gestione e intermediazione di crediti deteriorati e illiquidi.
Crediamo come M5S che FONSPA non disponga dei capitali idonei a ricapitalizzare la Banca delle Marche. Allora con quali soldi FONSPA acquisterà i crediti tossici di Banca Marche? 
E inoltre come FONSPA, una volta divenuta azionista di maggioranza, utilizzerà una Banca così radicata nel nostro territorio e così importante per l’economia marchigiana?
Ciò che farà è prendere in carico i crediti deteriorati di Banca delle Marche (si tratterebbe di almeno quattro miliardi di euro), cartolarizzarli e gestirne il recupero. 
Quindi parte del denaro necessario al risanamento verrebbe dalla cartolarizzazione, ovvero dal prestarsi del denaro emettendo obbligazioni e garantendolo con l’incasso dei crediti in sofferenza ceduti dalla Banca. 
Ma quel denaro alla scadenza delle obbligazioni va rimborsato agli acquirenti!
Il Fondo interbancario per la tutela dei depositi, da parte sua, interverrebbe facendosi garante, si dice per una cifra pari a circa 900 milioni di euro.
Anche qui non c’è denaro fresco (come invece è accaduto ad esempio per TERCAS), ma di carta, in questo caso spendibile da FONSPA. 
C’è poi un aspetto contabile. La Banca d’Italia ha obbligato Banca Marche a svalutare i crediti in sofferenza e per questo la banca ha accantonato delle somme importanti al fondo svalutazione crediti. Una volta ceduti i crediti deteriorati, il fondo può essere in parte riesumato.
Questa è una mera operazione contabile.
Si parla infine di una cordata di imprenditori. Questi in teoria dovrebbero tirare fuori dei soldi buoni. Certo è che gli imprenditori intervengono solo se hanno ampie, ampissime garanzie. 
Non ci meraviglieremmo quindi se il loro intervento dovesse avvenire solo “in un secondo tempo”, quando cioè l’affare sarà meglio delineato. 
Ma FONSPA, che come abbiamo già detto si occupa di gestione di crediti deteriorati, cosa se ne fa di Banca Marche? 
A noi sorge il dubbio che FONSPA sia una sorta di “prestanome”, non realmente interessata ad acquisire la banca, ma col solo compito di gestire questo periodo di transizione. 
Solo in un secondo momento, qualora la banca “dovesse essere realmente risanata”, si potranno conoscere i veri assetti proprietari. 
Allora si che si faranno avanti i famigerati imprenditori locali!
Noi abbiamo il sospetto che si tratti dei soliti noti. 
Quelli per intenderci delle grandi centrali a biogas diffuse nel territorio marchigiano, che senza i mega incentivi ed i mega profitti a spese delle tasse dei cittadini, non sarebbero mai partite, quelli che erano in attesa ed ancora tenteranno di incanalare qualche emendamento per risolvere il mal fatto inserendo la possibilità della “via postuma”, quelli delle leggi a misura di proprio particolare interesse, quelli che “noi siamo noi e voi vi tenete ed anzi pagate i nostri danni”. 
Insomma sarà il vecchio sistema di potere a cercare in tutti i modi di rimettere le mani sulla nuova banca ridimensionata e risanata. 
Il gioco è sempre lo stesso. Comprare crediti tossici, ben sapendo che il valore nominale dell’acquisto non corrisponde più a quello reale, quindi mettendo in conto un incasso ridotto, rispetto a quello che sarebbe potuto essere con una gestione più avveduta, ma arrivare comunque alla fine della fiera, a un guadagno netto positivo, perché comprando a zero lire, poi qualcosa arriva comunque e magari anche più del previsto! Le operazioni di alta finanza permettono questo e altro. Si mettono garanzie, non soldi, per ricollocare tutto agli stessi soggetti di potere. 
Nello specifico la grande Banca Marche in fallimento, una volta risolto il problema dei crediti tossici e trasformata in una banca più piccola, con meno personale e meno sportelli, sarà ricollocata sul mercato in modo più appetibile ed allora i soliti noti si faranno avanti.
Chi farà il vero acquisto allora? Chi porterà a casa un affare senza rischi?
“Calati juncu ca passa la china” dice un vecchio proverbio siciliano, di cui Sciascia ci ha ben spiegato il significato.
FONSPA fa un’operazione garantita, nella peggiore delle ipotesi non perde, per la garanzia del fondo interbancario e la disponibilità dei crediti deteriorati, che potrebbero inoltre rendere una plusvalenza superiore alle attese. 
I nuovi azionisti entreranno a un prezzo stracciato con ampie garanzie. Le fondazioni, 51% di Banca Marche certamente perdono, ma non le tasche degli attori diretti, mentre quelle del 32% degli azionisti si.
Questo sistema di potere locale, che ha contribuito in maniera determinante alla dissoluzione di una banca storica e radicata sul territorio e alla distruzione del patrimonio di tre Fondazioni bancarie (Pesaro, Macerata e Jesi), non dovrebbe continuare a spadroneggiare e a non rispondere dei propri errori. 
Al contrario gli attori protagonisti sono ancora tutti, sempre gli stessi, seduti sulle stesse poltrone. 
Come ho già detto a maggio, incompetenza o malafede non importa, in ambedue i casi tutti i soggetti che hanno fatto parte delle Fondazioni Bancarie o del Consiglio di amministrazione della banca e che sono coinvolti nel crack devono fare un passo indietro e rassegnare le dimissioni dalle loro cariche, sia all'interno della banca che all'interno delle istituzioni di cui fanno parte! 
Il danno che hanno generato all'economia locale è enorme. 
Hanno tradito la fiducia di migliaia di risparmiatori azionisti che hanno acquistato le azioni della banca aderendo persino ad aumenti di capitale lanciati, come sempre avviene, mentre la banca era già tecnicamente fallita solo per fiducia cieca nella “loro banca”. 
Occorre una svolta che sia veramente buona e che faccia la differenza, staccando dal passato. Ma ci sarà il coraggio, la moralità e la volontà di farlo?
Le Fondazioni devono rivedere i loro statuti. Quelli attuali prevedono infatti nomine autoreferenziali. È inaccettabile che si diventi soci di fondazione per presentazione di altri soci.
La società civile deve entrare negli organi di gestione in maniera trasparente e con meccanismi meritocratici. 
La stessa trasparenza è richiesta nella determinazione del futuro assetto azionario della banca, visto che l’unico a dover pagare alla fine potrebbe essere il Fondo interbancario.
Non dimentichiamo infatti che a fare le spese di questa situazione sono due soggetti “deboli”: 
1. I piccoli azionisti. Sembra ormai chiaro che vedranno completamente azzerato il valore delle loro azioni.
2. I dipendenti della banca. La Banca infatti, vedrà inevitabilmente ridotto il suo perimetro di azione e si possono già da ora prevedere ulteriori riduzioni di personale, presumibilmente con uscite a condizioni peggiori di quelle proposte a quanti sono rientrati nel programma messo in campo fin d’ora. 
D’altra parte i commissari di banca d’Italia non vogliono affrontare mai pesanti problemi sindacali e di riduzione del personale. 
Che se ne occupino i futuri proprietari!
Sarà sufficiente una riduzione del personale di 700 unità, quindi di un terzo del personale, a riportare la banca, non a essere redditizia, ma almeno a non produrre ulteriori perdite? 
Di certo la banca dovrà ridurre in maniera consistente il suo perimetro operativo e quindi il personale impiegato ed emergerà in tutta evidenza la triste verità degli ultimi anni di Banca Marche con speculazioni arbitrarie e crescita solo fittizia.
Nel gioco delle 3 carte, carta vince e carta perde e qui il potere gestisce gli esiti: la carta dell’alta finanza vince, quella del piccolo azionista perde.


(Serenella Fucksia M5S)

lunedì 8 settembre 2014

Lettera di una maestra al presidente Renzi

Gentile presidente, il suo progetto è bello, ambizioso e a tratti perfino commovente, ma da insegnante appassionata la prego, la supplico di essere più realistico, di fare un passo indietro e di avviare il progetto di ristrutturazione del sistema scolastico dalle fondamenta piuttosto che dal tetto, altrimenti il magnifico castello dei sogni rischia di crollarci addosso.
Mentre due punti nodali sono meritoriamente presenti nella riforma Giannini (assunzione dei docenti delle Gae e valorizzazione dell'istruzione tecnico professionale), altri aspetti risultano del tutto ignorati, nonostante rappresentino delle evidenti priorità, in quanto condizioni senza le quali la prefigurazione di un reale cambiamento verso il meglio diventa meramente illusoria.
Dato che le nostre scuole fatiscenti non saranno rese "belle-sicure-nuove" dopodomani, prima di lasciarsi trasportare dagli incantevoli slanci della fantasia verso un futuro non proprio imminente, ci sarebbero degli interventi più semplici e modesti, ma essenziali a cui pensare in via preliminare:
- Ridurre il numero degli alunni per classe: con le classi-pollaio resta difficile mettere in atto una didattica superqualificata, nonché conservare copiose energie per dedicarsi all'aggiornamento, alle iniziative culturali pomeridiane, alle attività integrative, alla promozione di ricerca e produzione scientifica, alla raccolta e condivisione delle esperienze con le reti scolastiche...Ci vorrebbe la tuta da Wonder Woman...
- Smettere di perseguitarci con le richieste contraddittorie come quella di personalizzare i percorsi di apprendimento adattandoli alle esigenze di ogni alunno (trenta alunni pieni di problematiche, ergo trenta modi diversi di insegnare la stessa cosa, nello stesso momento, nello stesso luogo, con gli stessi inesistenti strumenti, senza neanche l'aiuto di una bidella che li controlla quando vanno al bagno), per poi costringerci a somministrare a tutti gli stessi test di valutazione nazionale.
- Eliminare del tutto i test Invalsi: sono metacognitivi, non tengono conto della struttura e dell'età mentale dei bambini, a dispetto di quanto si ciancia presuppongono una quantità impressionante di conoscenze e, quel che è peggio, rischiano di rendere la scuola tutta improntata sulla banalità dei quiz in vista della preparazione alle prove. Presidente, non era mica l'estensione di queste sciagurate prove il metro con cui lei intenderebbe valutare il nostro merito didattico?
- Per la scuola primaria, tornare ad un orario settimanale degli alunni sufficiente, più produttivo e a misura di bambino: occorre ripristinare il modulo delle 30 ore, oppure istituire l'obbligo di spalmare le 27 ore su 6 giorni in orario antimeridiano, invece che su 5 giorni con rientri pomeridiani.
- Restituire dignità ai contenuti: urge stendere nuovi programmi didattici in cui i contenuti (e non le fumose competenze) siano chiaramente definiti e adeguatamente ripartiti tra i vari ordini e gradi di scuola, tenendo conto delle diverse età degli alunni.
Oggi nei documenti ministeriali, nei corsi di aggiornamento, nelle guide didattiche, non si fa che parlare fino alla nausea del vago e astratto "imparare ad imparare", per formare "teste ben fatte" piuttosto che "teste piene". Le indicazioni nazionali tratteggiano livelli di competenza così vaghi che obiettivi come "Applicare in situazioni diverse le conoscenze fondamentali relative all'organizzazione morfologica e logico-sintattica della frase" si può ritrovare tale e quale dalla prima elementare fino all'ultimo anno della secondaria. Frasi come questa sottendono in realtà una grande quantità di conoscenze grammaticali, ovvero tutte. Il fatto, però, che queste ultime non vengano esplicitamente specificate al fine di salvare l'immagine della scuola moderna e antinozionistica, dà luogo ad una grande confusione, per cui non si sa dove l'insegnante della primaria debba arrivare con il percorso di grammatica e dove la scuola media sia tenuta a riprendere le attività. Si finisce così per fare troppo, ingozzando i bambini delle nozioni di cui in realtà sono paradossalmente zeppi i libri e gli eserciziari scolastici, oppure troppo poco, passando la patata bollente al grado di scuola successivo e votandosi alla più allegra e moderna "scuola per progetti", che oggi è libera di dedicarsi al riciclo dei rifiuti, domani alla cucina indiana e dopodomani alle danze di katmandu. Con buona pace della lingua italiana, il cui uso attuale è generalmente penoso. E se, come sottolinea giustamente lei, lo straordinario patrimonio artistico di cui siamo incredibilmente ricchi, contraddistingue la nostra identità di italiani, la lingua di Dante, del bel canto, dei nostri grandi artisti, scrittori, poeti, filosofi non merita forse la dovuta attenzione?
-Usare bene i veri esperti assunti dalle Gae per dare il via ad un tempo pieno davvero efficiente, in cui nel pomeriggio vengano insegnate arte, musica, informatica, educazione motoria, sport, inglese, lasciandoci finalmente dedicare la mattina alle discipline fondamentali. Pensi, presidente al fatto che attualmente noi docenti della primaria abbiamo a disposizione 6 ore settimanali da dedicare all'italiano e 5 alla matematica!
Con la parola "fondamentale" non si intende "di più alta dignità", ma bensì "attinente alle conoscenze e abilità di base". Riprendendo quanto affermato all'inizio, quando si vuole costruire qualcosa si parte dalle basi, non dalla sommità.
Questi obiettivi possono sembrare semplici e banali. In futuro, quando il cittadino diventerà un manager, un bravo tecnico, un medico, un esperto artigiano, non si vedranno neanche più, così come non si vedono le fondamenta di un edificio.
Ma senza di esse la costruzione crolla.
Presidente, ci ascolti, inizi dal principio e non dalla fine. Altrimenti questa volta potrebbe essere davvero la fine.

di Barbara Marcolini