Tariffa dei rifiuti: una voce di spesa per i comuni assai variabile, spesso impazzita, come dimostrano le nostre bollette che cambiano da città in città.
Sono numerosi i fattori che le influenzano, e molti di essi afferiscono alla cattiva gestione.
Il Movimento 5 Stelle presenta la versione aggiornata dello studio sui costi di gestione di rifiuti, realizzato dal portavoce Alberto Zolezzi e dai componenti della Commissione Ambiente.
Sono numerosi i fattori che le influenzano, e molti di essi afferiscono alla cattiva gestione.
Il Movimento 5 Stelle presenta la versione aggiornata dello studio sui costi di gestione di rifiuti, realizzato dal portavoce Alberto Zolezzi e dai componenti della Commissione Ambiente.
Ecco intanto gli elementi che permettono di ottimizzare i costi e di ridurre la tariffa sui rifiuti:
1) Un tasso di raccolta differenziata almeno del 65% abbinato ad un effettivo avvio a riciclaggio
2) Un tasso di incenerimento (anche con recupero energetico) inferiore al 20%
3) Una produzione di rifiuti procapite inferiore ai 400 kg, da attuare con piani diversificati in base alle varie tipologie di utenze domestiche e non domestiche.
4) Compostaggio domestico (o di comunita') in luogo dell' invio dell' organico a impianti industriali.
5) Raccolta dei rifiuti senza ricorrere a subappalti e tramite piccoli "consorzi di scopo" fra comuni vicini.
6) Estraneità a impianti di gestione di rifiuti, in particolare di smaltimento o recupero energetico (ivi comprese centrali a "biogas" e "biomasse"), ma anche di "riciclaggio": giova ricordare che la prevenzione dei rifiuti è prioritaria rispetto al riciclaggio e che ogni tipo di impianto tende a richiedere quantità minime garantite di rifiuti per il suo funzionamento. Ne consegue che una diminuzione della quantità prodotta di rifiuti va contro ogni logica impiantistica, a patto che essa non sia veramente ridotta ai minimi termini, con tecnologie il più possibile semplici e che richiedano il minor investimento possibile.
Ovviamente la combinazione di più caratteristiche sopra elencate contribuisce ad un progressivo abbattimento dei costi di gestione, indipendentemente dalla popolazione e dal contesto urbanistico o geografico. Possiamo affermare che i comuni che riescono a sommare tutti questi aspetti "virtuosi" raggiungono un costo che va intorno ai 60 - 70 euro/abitante o anche meno. Se consideriamo le sole utenze domestiche, si scende anche sotto i 50.
1) Un tasso di raccolta differenziata almeno del 65% abbinato ad un effettivo avvio a riciclaggio
2) Un tasso di incenerimento (anche con recupero energetico) inferiore al 20%
3) Una produzione di rifiuti procapite inferiore ai 400 kg, da attuare con piani diversificati in base alle varie tipologie di utenze domestiche e non domestiche.
4) Compostaggio domestico (o di comunita') in luogo dell' invio dell' organico a impianti industriali.
5) Raccolta dei rifiuti senza ricorrere a subappalti e tramite piccoli "consorzi di scopo" fra comuni vicini.
6) Estraneità a impianti di gestione di rifiuti, in particolare di smaltimento o recupero energetico (ivi comprese centrali a "biogas" e "biomasse"), ma anche di "riciclaggio": giova ricordare che la prevenzione dei rifiuti è prioritaria rispetto al riciclaggio e che ogni tipo di impianto tende a richiedere quantità minime garantite di rifiuti per il suo funzionamento. Ne consegue che una diminuzione della quantità prodotta di rifiuti va contro ogni logica impiantistica, a patto che essa non sia veramente ridotta ai minimi termini, con tecnologie il più possibile semplici e che richiedano il minor investimento possibile.
Ovviamente la combinazione di più caratteristiche sopra elencate contribuisce ad un progressivo abbattimento dei costi di gestione, indipendentemente dalla popolazione e dal contesto urbanistico o geografico. Possiamo affermare che i comuni che riescono a sommare tutti questi aspetti "virtuosi" raggiungono un costo che va intorno ai 60 - 70 euro/abitante o anche meno. Se consideriamo le sole utenze domestiche, si scende anche sotto i 50.
Un aspetto importante da notare è che non c'è nessuna "economia di scala",ovvero non esiste alcuna convenienza economica a servirsi di una grande multiutility. Anzi, nei piccoli centri (fino a 20000 abitanti in particolare) è piuttosto vero il contrario, e cioè che conviene gestire i rifiuti insieme ai comuni vicini, lasciando possibilmente ad altri l'investimento nei grossi impianti. In questo modo si riesce ad avere le "mani libere" per attuare le politiche di prevenzione, visto che non si hanno quantita' minime garantite da soddisfare e oltretutto si e' stimolati a farlo, dal momento che i rifiuti per il comune diventano un costo e non esistono conflitti d'interesse a ridurre questo costo (ad esempio la proprieta' di una quota della societa' che gestisce la discarica o l'inceneritore).