domenica 17 agosto 2014

Entro Agosto i lavoratori autonomi e le imprese dovranno versare allo stato 29 miliardi di euro


Imprese e lavoratori autonomi dovranno versare all’Erario entro la fine di agosto oltre 29 miliardi di euro di imposte. È la “stangata fiscale” stimata dalla Cgia di Mestre. Delle 11 scadenze fiscali e contributive previste, secondo il calcolo della Cgia, la voce che “graverà” maggiormente sulle tasche dei contribuenti sarà l’Iva: il gettito dovrebbe essere di 13,1 miliardi di euro. Segue il versamento da parte dei datori di lavoro delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, pari ad un importo di 7,6 miliardi di euro e il pagamento del saldo e dell’acconto Irpef che dovrebbe garantire un gettito di 2,45 miliardi. Altri 1,7 miliardi giungeranno nelle casse dello Stato dal pagamento dell’addizionale Irpef, mentre dall’Irap e dall’Ires sono previsti altri 3 miliardi di euro. Infine, i lavoratori autonomi dovranno versare le proprie ritenute Irpef per un importo che dovrebbe toccare 1,3 miliardi di euro.” 

Si tratta di un carico fiscale che potrebbe anche aumentare, se non si procederà con il taglio alla spesa pubblica: 

Secondo la Cgia, in prospettiva il carico fiscale che grava sui contribuenti italiani potrebbe addirittura aumentare: se il Governo non riuscirà a tagliare la spesa pubblica come si è prefissato, scatterà la cosiddetta “clausola di salvaguardia”; in tal caso ‘i contribuenti saranno chiamati a sopportare un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro, a seguito della riduzione delle agevolazioni/detrazioni fiscali e all’aumento delle aliquote, mentre i ministeri dovranno tagliare la spesa per un importo di almeno 1,44 miliardi di euro’.” 

venerdì 15 agosto 2014

RENZI a Gela scappa dopo 15 minuti di fischi



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Una sconfortante giornata oggi per il Partito Democratico! Renzi pensava di parlare in un salotto televisivo, e invece ha incontrato i fischi del paese reale.
In una piazza che non riesce neppure a raggiungere, in termini di partecipazione, quella di una settimana fa di Grillo e del Movimento 5Stelle, l’unico intervento previsto, quello del presidente del consiglio Matteo Renzi, viene sommerso dai fischi della contestazione di senzacasa, studenti, disoccupati e Fiom Fincantieri: il segretario del PD stanco di non riuscire a parlare, molla il palco dopo appena quindici minuti.
Una grande giornata di protesta, che ha mostrato tutta l’insofferenza cittadina verso questa “rottamata” rappresentanza, ma che non sembra, almeno nella nostra città, più ben voluta delle precedenti. Intorno alle 19:00, un gruppo di più di duecento persone, composto dal comitato di lotta Prendocasa degli stabili occupati di via Alloro, Oberdan e Borgo Nuovo, da disoccupati, precari, studenti, No muos e militanti dei centri sociali, si muove verso il comizio targato PD, previsto in piazza Politeama. Non ci sono più di millecinquecento persone ad assistere all’intervento di Renzi (in una città di un milione di abitanti è un bello smacco!). I contestatori, alla prima parola del premier cominciano a urlargli cori che bocciano senza se e senza ma il piano casa, che proprio oggi ha incassato la fiducia al senato. Tra un “buffone, buffone” e un enorme striscione che recitava “No al Piano casa”, nulla, a parte qualche flebile tentativo della digos, impedisce la riuscita della contestazione, che rovina letteralmente l’intervento del premier, costretto a lasciare il palco dopo appena un quarto d’ora, perché sommerso da cori e fischi. Svuotatosi il palco, anche la piazza comincia a defluire; la contestazione si trasforma in corteo per le vie del centro, in direzione del vicino centro sociale Ex carcere.
Uno spaccato importante quello della composizione sociale che oggi ha contestato Renzi. Uno spaccato sociale, riverbero  delle contrapposizioni alle politiche d’austerity del governo: dal piano casa che con l’articolo 5 impone il taglio delle utenze primarie agli occupanti, al Jobact che precarizza in maniera definitiva il mondo del lavoro, fino alla svendita di imprese e patrimonio pubblico (qui la contestazione della Fiom Fincantieri), oggi si è sentito in piazza il clima vero che si respira in Italia, quello di una sfiducia crescente in una rappresentanza sempre più distante dai bisogni reali del paese, e che neppure il meglio dei sedicenti “rottamatori” della vecchia classe politica riesce ad arrestare.
Altri importanti appuntamenti e occasioni non mancheranno per mostrare tutto il nostro dissenso a questo governo e alle politiche d'austerity di cui si fa portatore: dalla piazza palermitana di sabato 17 maggio, a quella nazionale dell'11 luglio a Torino, contro il vertice internazionale sul lavoro, #renzistaisereno, le piazze torneranno presto a farsi sentire. 

giovedì 14 agosto 2014

RENZI a Reggio Calabria entra da una porta secondaria per evitare i precari manifestanti

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Il cuore di molti calabresi deve aver battuto forte all'immagine regalataci dal presidente del Consiglio Renzi di una Calabria virtuosa che porta l'Europa fuori dalla crisi!

Renzi a Reggio Calabria è entrato in Prefettura da un'entrata secondaria per evitare le contestazioni dei tanti precari che gli volevano forse dare un benvenuto assai colorito.

Una volta dentro, forte dell'arretramento registrato dal sistema produttivo tedesco nel II trimestre (lui gode delle "disgrazie" tedesche e poi i gufi siamo noi...), Renzi ha prima affermato che l'Italia non sta peggio di altri paesi europei, poi che l'Italia trainerà l'Eurozona fuori dalla crisi, per poi concludere che la Calabria avrà un ruolo centrale nella ripresa economica italiana. 


Peccato però che non sia andato, come aveva preannunciato a maggio, anche a Gioia Tauro, ove aziende che lavorano per il porto continuano a licenziare anche ora, perché il rilancio dell'attività portuale, sempre promesso, sempre auspicato, non spunta come i funghi dopo la pioggia, e neanche giunge a mo' de "la ripresa, che è un po' come l'estate, prima o poi arriva".

Peccato che l'esecutivo da lui presieduto non abbia ancora provveduto a nominare il commissario ad acta per il rientro della spesa sanitaria dopo le dimissioni di Scopelliti, date appena il 28 aprile, solo oltre tre mesi fa, evidentemente troppo di recente per chi ha come pallino il fare veloce dovendo però soddisfare appetiti partitocratici-clientelari!

Peccato che anche sull'accordo mostrato sulla data presunta per riportare i calabresi alle urne (il 12 ottobre), penda lo scetticismo di tanti suoi colleghi di partito che, ricordando come le primarie imposte per legge siano fissate il 23 settembre, reputano inverosimile un intervallo di appena tre settimane fra queste ultime e le elezioni regionali vere e proprie.

E si potrebbe continuare ad infinitum.

Se poi sull'impiego dei fondi europei si intervenisse non con parole, non con minacce, ma con misure immediatamente cogenti, penalizzando quegli amministratori regionali che di fatto hanno reso la Calabria una delle regioni meno capaci di spendere quei fondi, quasi non ne avesse bisogno,tutti saremmo veramente "più sereni". Ma davvero.....

Anche a Reggio Calabria, insomma, sono volati 80 euro verbali per tutti.


(Nicola Morra M5S)